Ritrovamento di epoca eneolitica a San Severino Marche

Data:
20 Ottobre 2019

Nel corso dei lavori di demolizione e rimozione delle macerie dall’area di sedime del vecchio edificio scolastico ITIS Divini di San Severino Marche (MC), iniziati a giugno 2019, sono emersi depositi e strutture scavate nei limi e ghiaie di epoca tardo pleistocenica riferibili ad un abitato di epoca eneolitica (fig. 1). I lavori di assistenza archeologica alla ricostruzione della nuova scuola svolti sotto la direzione della SABAP-MARCHE (committenza: Commissario Straordinario del Governo-Presidenza del Consiglio dei Ministri; impresa esecutrice: ATI Marinelli Costruzioni s.r.l. e Frimat S.p.A.; Società archeologica: ArcheoLab Soc. Coop ), sono tutt’ora in corso e hanno permesso di portare in luce almeno due fasi erosive di un corso d’acqua con andamento est-ovest intercalate da un deposito alluvionale di almeno 1,80 m di spessore che hanno intaccato le strutture pertinenti all’area dell’abitato, che probabilmente si estendeva verso sud-est (fig. 2).

Visibili nelle sezioni esposte dallo scasso dell’edificio scolastico demolito, si conservano alcune fosse che contengono al loro interno livelli di concotto e ceneri, ancora da indagare con scavo stratigrafico. (fig.1-A). Nella parte a S-E, nello strato basale del secondo episodio erosivo, sono emersi abbondanti materiali, riferibili all’Eneolitico (fig. 3; fig.1-B). Il resto dell’area verso nord-ovest, a valle rispetto la pendenza naturale del terreno, conserva sui margini del profondo scavo dell’edificio vari strati di colluvio, contenente sparsi materiali ceramici e litici, sempre riferibili allo stesso arco cronologico e probabilmente derivanti dall’erosione delle strutture dell’abitato. (fig.1-C). Il profondo alveo del corso d’acqua, anche se di probabile origine naturale, appare rimaneggiato e modificato da strutture in negativo sui margini finora indagati (buche di palo e varie fosse). Dagli strati basali delle due fasi erosive, attualmente in corso di scavo, sono già stati raccolti abbondanti materiali ceramici, litici e resti di fauna.

 

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I reperti ceramici raccolti dagli strati finora messi in luce, si presentano ben conservati. Sono state recuperate consistenti porzioni di contenitori e individuati diversi attacchi. Interi fondi di vaso sono stati asportati conservando il sedimento che li ha inglobati al fine di consentire eventuali indagini volte all’individuazione di residui (fig. 4). Ad un esame preliminare si distinguono due principali classi di impasto: semifine e grossolano, di cui il secondo è maggiormente rappresentato. Le forme riconoscibili consistono prevalentemente in olle, scodelle, brocchette, boccali ed un vaso a fiasco (fig. 5). Particolarmente significativa risulta la presenza di quest’ultimo contenitore che compare nelle necropoli del cosiddetto polo marchigiano della facies di Rinaldone fin dai momenti iniziali dell’Eneolitico, mentre è piuttosto rara la sua presenza in abitato sia in area adriatica che nel versante tirrenico. La ceramica si presenta per lo più inornata, le decorazioni sono poco frequenti e consistono prevalentemente in orli e cordoni plastici con impressioni digitali (fig. 6), impressioni a scorrimento con riporto laterale di argilla, solcature (fig. 7) e bugne coniche singole o in file continue (fig. 4). Le impressioni a scorrimento e le solcature sono ampiamente documentate sul versante adriatico in contesti attribuibili all’Eneolitico iniziale, le troviamo a Esanatoglia – case popolari, Conelle di Arcevia fase E, Cava Giacometti, Attiggio di Fabriano e Berbentina di Sassoferrato. Molto interessante risulta la decorazione a fila continua di bugne coniche che trova stringenti confronti con Attiggio di Fabriano strato 4, Conelle di Arcevia fase D, Grotta del Fontino e Le Cerquete-Fianello, Maccarese

Per quanto riguarda l’industria litica sono già state recuperate alcune punte di freccia (fig. 8), frammenti di foliato, strumenti ritoccati ed elementi di scheggiatura e di scarti di lavorazione. Sulla base di un’analisi preliminare dei reperti sembra possibile collocare la frequentazione del sito in una fase iniziale media dell’Eneolitico. Per questo periodo si conoscono ancora pochi contesti di abitato che, per altro, sono stati indagati su estensioni limitate; l’indagine scientifica condotta sul deposito archeologico dell’Itis Divini permetterà di ampliare le nostre conoscenze sui modi di vita di comunità delle quali, fino ad oggi, sono noti principalmente gli aspetti funerari.


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