l’area archeologica di Montetorto di Osimo

Data:
26 Giugno 2018

area archeologica di Montetorto di Osimo – finanziamento MiBAC Soprintendenza

Nel mese di dicembre 2018 hanno avuto inizio le attività di consolidamento, scavo e restauro delle strutture archeologiche del complesso produttivo/area archeologica di Montetorto, loc. Casenuove – Osimo (AN), nonché la realizzazione di una nuova copertura. Tutte le attività sono volte alla completa musealizzazione dell’area e sono possibili grazie al finanziamento ministeriale – D.M. del 21/10/2016. Il progetto è coordinato dalla dott.ssa Camilla Tassi del Segretariato Regionale e dal dott. Stefano Finocchi della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio delle Marche.

Le prime indagini archeologiche, condotte sul sito dalla Soprintendenza Archeologica per le Marche e risalenti agli ultimi decenni del secolo scorso (comprese tra gli anni 1982 e 1995), hanno portato alla luce la pars fructaria facente parte di un complesso edificio produttivo romano le cui fasi di vita sono cronologicamente inquadrabili fra la prima età imperiale (I sec. d.C.) e il IV-VI sec. d.C.

Il nucleo più antico della villa romana di Montetorto si articola in una serie di ambienti collegati fra loro, disposti sul lato occidentale di un cortile porticato e adibiti alla lavorazione e alla conservazione del vino e dell’olio

Le indagini sul campo sono state condotte, sotto la Direzione scientifica della SABAP – Marche, dalla Società Cooperativa Archeologia, con il coordinamento di Manuela Cerqua coadiuvata da Mattia Berton, Alessandra Marchello e Isabella Piermarini.
L’intervento riguarda nello specifico il settore a nord est dell’ambiente del torchio oleario, contenente grossi dolia, la maggior parte dei quali ancora in posto. Si tratta di un magazzino, andato in disuso all’inizio del II sec. d.C., contenente appunto contenitori per l’accumulo e la conservazione dei beni prodotti dall’impianto, delimitato a nord da un muro di cinta, che fungeva anche da protezione per una conduttura idrica, costituita da una tubatura d’argilla. A monte del muro di cinta vi è una cisterna rettangolare.

Dopo lo scavo del 1995 nulla è stato più fatto per queste strutture, né per quanto riguarda la conservazione né per una loro corretta valorizzazione. Il magazzino e le strutture idriche sono ancora da comprendere per quanto riguarda l’organizzazione spaziale e il funzionamento in quanto sono state solamente messe in luce ma non completamente scavate e saranno dunque oggetto di indagine archeologica. I lavori hanno previsto anche la realizzazione di una nuova copertura. Con questi lavori si amplierà di oltre 200 mq l’area restaurata e visitabile e dunque si porterà a fruizione un nuovo settore dell’impianto produttivo.

Gli interventi di scavo, restauro e valorizzazione sono condotti sul campo dalla Soc. Cooperativa ArcheoLAB di Macerata, sotto la Direzione scientifica della SABAP – Marche (dott. Stefano Finocchi), attraverso il coordinamento sul campo del dott. Francesco Melia coadiuvato dai dott. Viviana Antongirolami, Samuele Grandoni, Alessandro Marini e Lorenzo Pizzichini e Mirco Zaccaria.

Le attività di ricerca, in corso proprio in questi giorni, si protrarranno ancora per alcune settimane e avranno lo scopo di visualizzare meglio le caratteristiche e gli usi del grande ambiente di stoccaggio e conservazione dei prodotti, in particolare la camera dei dolia, già parzialmente indagata nelle campagne di scavo precedenti.[L’indagine all’interno del magazzino, ubicato a NE dell’ambiente del torchio oleario, ha permesso di mettere in luce i grossi contenitori, molti dei quali ancora in situ (circa una ventina), adagiati su file parallele a poca distanza gli uni dagli altri.


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