Laboratorio di Conservazione e Restauro

Secondo le più recenti tecniche conservative è ormai dimostrato che il restauro dei debba essere preceduto ed affiancato da tutta una serie di indagini chimiche e fisiche, che permettano di misurare nel modo più idoneo i vari interventi di conservazione. In questo ambito il Laboratorio di restauro della Soprintendenza costituisce un’eccellenza in ambito nazionale, poiché dotato di una camera radiografica a raggi X, il cui utilizzo è fondamentale per comprendere lo stato di conservazione dei manufatti in metallo e per rilevare particolari costruttivi altrimenti non visibili ad una semplice osservazione ad occhio nudo.

Negli anni il Laboratorio di restauro ha messo a disposizione attrezzatura e personale per le Soprintendenze della Toscana, dell’Emilia Romagna, del Veneto, dell’Umbria e dell’Abruzzo, per il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), per il Museo Archeologico di Mainz e collabora con tutti gli Enti e/o Musei che ne facciano richiesta.

L’attività principale del laboratorio è il restauro delle collezioni e dei reperti di competenza della Soprintendenza; collabora inoltre con studiosi, professionisti restauratori e specialisti nelle varie discipline provenienti da Università e laboratori di ricerca sia italiani che europei. Offre opportunità di tirocini curriculari agli studenti universitari che vogliano approfondire le loro conoscenze nel campo del restauro e della ricerca archeologica, storico artistica e architettonica, nonché ospita dottorandi nel loro percorso di ricerca.
Il Laboratorio, specializzato nell’ambito del restauro archeologico, dal 2019 ha aperto una sezione dedicata al restauro delle opere d’arte su carta e fotografia.
Collaborazioni o proposte di progetti possono essere indirizzate all’Attenzione del Soprintendente; maggiori informazioni possono essere richieste al Responsabile del Laboratorio di restauro.

A titolo esemplificativo, si elencano le principali iniziative:

          • Restauro dei reperti provenienti dalla Necropoli Picena di Novilara. Iniziativa finanziata con fondi del Governo Federale Svizzero e del Ministero. Grazie alle risorse disponibili si è potuto restaurare oltre l’ottanta per cento dei reperti provenienti dalle sepolture scavate negli anni 2012-2014 e parte di quelli appartenenti alla campagna di scavo di fine ‘800 e conservate presso il Museo Oliveriano di Pesaro.
          • Studio ed analisi dei materiali metallici in lega di rame di una selezione di reperti provenienti dalla Necropoli Gallica di Montefortino di Arcevia. Lo studio è stato eseguito nell’ambito di un progetto internazionale che vede coinvolti anche studiosi dell’Università La Sapienza di Roma e del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS).
          • Attualmente è in corso una convenzione con il laboratorio di restauro del Romisch-Germanisches Zentralmuseum (RGZM) di Mainz, per selezionare un gruppo di materiali destinati al restauro, particolarmente significativi sia per il contesto archeologico da cui provengono che per le problematiche conservative e di restauro: un’occasione di scambio di esperienze assolutamente fondamentale in un settore in continua evoluzione.
          • Nell’ambito del programma “Torno subito”, finanziato dalla Regione Lazio ed indirizzato a giovani ricercatori, è stata concessa, presso il Laboratorio di Restauro, una borsa di studio della durata di sei mesi ad una giovane laureata in chimica dell’Università La Sapienza di Roma, con lo scopo di approfondire lo studio dei materiali in lega di rame dal punto di vista composizionale e di avviare un protocollo sperimentale per il trattamento della corrosione ciclica nei bronzi (un processo corrosivo molto comune nei reperti metallici antichi ed estremamente dannoso per il loro stato di conservazione).
          • Con le facoltà di Tecnologia del Restauro e di Chimica dell’Università di Camerino si sono sviluppate molteplici occasioni di collaborazioni: dallo studio dei residui di sostanze organiche ancora contenute all’interno di vasi ritrovati in contesti funerari, all’analisi delle acque di lavaggio per la stabilizzazione dei processi corrosivi dei materiali ferrosi, fino allo studio dei reperti metallici in lega di rame ed elaborazione di una tesi di laurea sull’argomento, seguita al termine di uno stage universitario.
          • Collaborazione ormai più che decennale è con l’IIS Volterra Elia di Ancona per lo sviluppo del progetto Archeochimica. Nel corso di questo progetto si sono analizzati materiali metallici in lega di Rame provenienti da numerosi contesti archeologici regionali e nazionali. Nell’ambito del progetto, sono nate proficue occasioni d’incontro tra studenti, insegnanti e studiosi nelle varie discipline, umanistiche e scientifiche.
          • Nel corso del progetto di ricerca sulla tomba della Regina di Sirolo, condotto in collaborazione con l’Romisch-Germanisches Zentralmuseum (RGZM) di Mainz e il Museo Nazionale delle Marche tra il 2018 e il 2022, è stata restaurata una selezione di materiali mai restaurati provenienti dalle fosse A e B, conservati presso i Magazzini del Museo Archeologico Nazionale di Ancona; ad essi si sono aggiunte una serie di interventi conservativi su alcuni materiali già restaurati dalla fossa A e conservati presso i magazzini della Soprintendenza ABAP – AN-PU. Gli interventi sono stati eseguiti presso il laboratorio di restauro dell’RGZM, il laboratorio di restauro della Soprintendenza e presso ditte private.
          • Il restauro delle necropoli picene di San Severino è stato condotto tra il 2021 e il 2022 ed è stato possibile grazie al contributo derivante dall’8×1000, erogato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il restauro ha riguardato un consistente gruppo di reperti archeologici, in parte esposti e in parte conservati nei depositi del locale Museo Civico Archeologico, danneggiato dal sisma del 2016. La ricerca condotta in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e la scrupolosa quanto qualificata perizia con cui sono stati eseguiti gli interventi di restauro da parte di ditte private, hanno restituito oggetti unici e del tutto inediti per quanto riguarda i contesti orientalizzanti conosciuti della Penisola.
          • Gli scavi della necropoli picena di Torre di Palme (FM) effettuati tra il 2016 e il 2017 hanno portato all’individuazione e alla completa indagine stratigrafica di un totale di 21 sepolture, delle quali una riferibile all’Antica età del Bronzo, fatto quanto mai rarissimo in territorio marchigiano, e 20 all’epoca picena, tutte comprese fra il VI e il V secolo a.C. Grazie al finanziamento di Edison E&P è stato avviato il restauro completo delle tre sepolture più ricche, già pensato a fini espositivi e di una selezione di reperti particolarmente significativi e/o delicati da altre tombe, eseguendo nel contempo una completa documentazione grafica e fotografica. Gli aiuti finanziari a favore del patrimonio culturale mobile del Governo della Svizzera hanno infine consentito il completamento dei restauri delle rimanenti 16 sepolture, esaurendo così tutte le necessità di intervento conservativo per il mantenimento dei reperti mobili dagli scavi della necropoli.
          • La collaborazione tra l’Istituto Centrale del Restauro e la Soprintendenza viene da molto lontano, basti pensare al 1989 e ai lavori di recupero del corredo tombale della Regina di Sirolo, ma è dal 2016 che si è particolarmente rinforzata dapprima con l’organizzazione di un cantiere scuola presso il Museo dei Bronzi Dorati, per continuare con l’elaborazione di un progetto comune sullo studio e la valorizzazione dei bronzi rinvenuti in territorio marchigiano, in particolare lungo la direttrice della consolare Flaminia. Il progetto assume un ruolo di primaria importanza non solo nella determinazione delle dinamiche legate al degrado dei manufatti in lega del rame, sia dorati che non, mediante l’applicazione di metodologie standardizzabili che possano essere replicate anche in altre situazioni analoghe, ma anche come strumento utile nella programmazione e pianificazione degli interventi conservativi al fine di agevolare il reperimento delle risorse economiche necessarie, con la partecipazione a bandi specifici a finanziamento sia pubblico che privato, anche in collaborazione con le Istituzioni del territorio.